Coveri Story, da Prato al Made in Italy


Prato è una piccola città, in passato grandiosa per la sua industria tessile, che oggi vanta la comunità cinese più grande d’italia , seguita a ruota da illegalità, lavoro in nero, mancanza di lavoro per i pratesi, assenza di inventiva e di volontà di cambiamento, causa una forte ancorazione alle grandezze e ai fasti del passato, che annebbiano la vista su come poter cambiare adesso per migliorare il futuro. Ma c’è qualcosa nel nostro passato, tra le tante meraviglie che furono, che per una come me è un faro di speranza. Prato, Creatività, colore, made in Italy e moda non sono mai andate così d’accordo come nel periodo in cui ha lavorato per noi Enrico Coveri. Erano sì tempi diversi, di benessere economico e, conseguentemente, di cervelli in attività, ma oggi tutto questo potrebbe essere fonte di ispirazione per chi non è abbattuto dalla crisi e ha voglia di continuare a credere nei propri sogni. Era eccentrico, giovanile, impreziosiva gli abiti di paillettes e colori pieni, spesso quasi fluo… e chi di noi non aveva almeno un paio di guanti firmati Coveri quando era piccolo? Finalmente a Prato è stata organizzata una magnifica mostra alla Camera di Commercio che rende onore ai suoi abiti scintillanti e colorati, alle sue campagne pubblicitarie, ai suoi bozzetti, al suo intero lavoro. Una mostra per sentirci più vicini ad un artista che ha contrinuito alla storia di una città intera e ha lasciato la sua impronta nel mondo della moda. Coveri Story, da Prato al Made in Italy è a ingresso gratuito, presso l’auditorium della Camera di Commercio in via del Romito 71 e sarà aperta fino al 18 gennaio 2013 con i seguenti orari: dal martedi al venerdi dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18; il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 19; è possibile prenotare una visita anche in orari  diversi.

Ogni abito in mostra è puro movimento e dinamicità, anche quando si tratta di abiti lunghi e dritti, nulla è lasciato al caso, nulla resta immobile. Per non parlare dei volumi.. volumi degli accessori come i cappelli e i gioielli, enormi e protagonisti, volumi delle gonne e delle rouches, colorate e rigonfie come piacciono a me. Benchè siano abiti datati di un ventennio, questi modelli sono sempre attuali. Estrosi, eccentrici, forse, ma non troppo.

8 pensieri su “Coveri Story, da Prato al Made in Italy

  1. Mostra spettacolare, peccato non poterla vedere dal vivo, grazie per averla fotografata, quegli abiti sfavillanti e sgargianti non li dimenticherò facilmente, che periodo! *__*
    E che brutte scarpe… ç__ç XDD

    • pensa un po’ a quanto è attuale l’abito rosso indossato dalla Schiffer nella foto della campagna pubblicitaria del 1985.. fonte di ispirazione, fonte di ispirazione… 🙂

  2. Ma che meraviglia, gli abiti sono da sogno ma mi piace molto anche l’allestimento, ogni tanto qualcosa di buono in Italia si riesce ancora a fare!

    • confesso che… non ho resistito e quando il tipo della sorveglianza non mi guardava, toccavo i vestiti!! Ho un feticismo: toccare. Se si parla di stoffe e abiti, poi, non è possibile che mi tenga le mani in tasca!
      Che dire.. toccare quei vestiti di alta moda, giovanili, freschi e molto attuali (ringraziamo H&M per la sua campagna continua pro anni ’80), fatti di stoffe meravigliose mi ha lasciato un senso di pace che non hai idea. L’unica pecca è stata quella di non scrivere nulla sulla parte tecnica degli abiti. Le foto delle campagne pubblicitarie hanno tutte la didascalia con data e nome delle/dei modelle/i; la stessa cosa quali date e materiali non ci sono ai piedi dei vestiti. peccato

    • quello è stupendo! E’ tempestato di paillettes trasparenti sull’abito bianco e le rouches colorate sembrano fermate da un filo da pesca..Nessuno di questi abiti è statico, anzi, colore e dinamicità sono le prime cose che mi sono balzate agli occhi, per finire poi sui volumi, che adoro!

  3. mostra bellissima, urge una visita a Prato entro il 18 gennaio….pretendo tua presenza in veste di cicerone non essendo io mai stata a Prato mi piacerebbe visitarla 🙂

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